I miei giorni alla libreria Morisaki

di Satoshi Yagisawa


È un regalo di Natale da parte di una persona speciale, e tanto deve bastare. Non so se avrei mai comperato un libro come questo, però devo dire che è risultato una piacevole scoperta. C’è tanto Giappone nell’ambientazione ma soprattutto in quella leggerezza contratta dei sentimenti che solo gli autori giapponesi sanno esprimere. Questo l’ho apprezzato solo addentrandomi nella vicenda, perché all’inizio ho avuto le mie brave difficoltà: il motore della storia è il fatto che il presunto fidanzato della protagonista le annuncia con disarmante naturalezza che si sposerà, ma non con lei. Questo la spinge a lasciare il lavoro e andare a rintanarsi nella libreria di suo zio a Jimbocho, il leggendario quartiere di Tokyo che ne ospita più di duecento. Superata la difficoltà iniziale, la storia prosegue in modo interessante, caratterizzata da una prosa delicata come i sentimenti della protagonista. L’inizio apparentemente innaturale non sembra più tale quando si scopre che la moglie dello zio se n’è andata lasciandogli solo un biglietto: “Starò bene, non cercarmi.“ e che lui ha accettato senza un lamento, senza nemmeno provare a disobbedire. Evidentemente fra i giapponesi va così. I due zii giganteggiano rispetto alla quieta e un po’ moscia Tatako: lui con la sua stravaganza e il suo passato da giramondo e lei con le sue scelte irrevocabili appaiono molto più vivi e veraci della nipote e animano piacevolmente la lettura. A parte il gap culturale dell’inizio, il resto risulta tutto molto godibile fino all’ennesimo finale sospeso (ne sto leggendo molti negli ultimi tempi), che però ben si accosta con l’atmosfera rarefatta che percorre tutto il romanzo.


Jinbōchō, Tōkyō: il quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni, è un angolo tranquillo, un po’ fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Non tutti lo conoscono, i più vengono attratti dalle mille luci di Shibuya o dal lusso di Ginza, e neppure Takako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – lo frequenta, anche se proprio a Jinbōchō si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni: un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno dello zio Satoru, che ai libri e alla Morisaki ha dedicato la vita, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato.
Entusiasta e un po’ squinternato, Satoru è l’opposto di Takako, che non esce di casa da quando l’uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un’altra. Ed è proprio lui, l’eccentrico zio, a lanciarle un’imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro.
Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dal piccolo mondo di Jinbōchō.
Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d’amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.

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