Dolcissima abitudine

di Alberto Schiavone


Libro preso un po’ a caso: “c’è l’offerta due per uno, cosa ci metto insieme?” Come spesso capita sono stato attratto da copertina e titolo. Nulla sapevo dell’autore. Possono essere emozionanti queste avventure nell’ignoto letterario, a volte vanno a finire male, ma non se ad accoglierti fra le pagine c’è una bella storia. E così è ‘Dolcissima abitudine’, la vita di una prostituta attraverso i decenni e i mutamenti sociali dell’Italia, dalle case chiuse alla legge Merlin e alla strada e l’intervento dalla malavita. Attraverso tutto questo vive e lavora Rosa, una donna semplice avviata al mestiere dalla madre, prostituta a sua volta. Contrassegna la sua vita il rapporto, o meglio la sua mancanza, col figlio concepito per sbaglio e strappatole appena nato, la cui vita segue da lontano fino alla fine. Proprio riguardo al finale, l’avrei forse preferito più chiuso, nel bene o nel male, ma dopo aver girato l’ultima pagine rimane comunque la sensazione di un libro forte, interessante, ben scritto, caratterizzato da una levità che ben si sposa con la personalità della protagonista, ottimamente delineata e memorabile: “Rosa, no, Piera, no, mamma.” è una donna forte che ha saputo emanciparsi e diventare padrona del suo destino, si è adattata ai cambiamenti dell’ambiente e ne ha approfittato con pragmatismo imprenditoriale, pur rimanendo semplice, ignorante e genuina. Il linguaggio scelto la rispecchia e persino la volgarità necessaria a descrivere il mestiere è lieve, pratica, non indulge in particolari non essenziali o in pietosi giri di parole. È semplicemente il linguaggio di una professionista che descrive le basi del suo lavoro e in tal modo non turba e non disturba, anzi aggiunge verosimiglianza e qualità a questo bel romanzo. L’Autore, ho scoperto dalla biografia, spazia fra differenti generi e mezzi espressivi, ma rimane da sperare che continui anche il suo impegno nel romanzo, dato che gli riesce decisamente bene.


Torino, 2006. Piera, sessantaquattro anni, sta partecipando al funerale del suo ultimo cliente. Per gran parte della sua vita Piera Cavallero è stata Rosa, una prostituta. Ha avuto molto. Ha avuto niente. Ha avuto soldi, tanti, un piccolo impero economico insieme a una sua emancipazione personale. E ha avuto un figlio, che però non la conosce. Ma Rosa negli anni non ha mai perso di vista questo figlio. Gli è stata accanto passo dopo passo senza farglielo sapere. Ora, giunta a fine carriera, sente che è arrivato il momento di chiudere i conti con il passato. Un passato che ripercorriamo dai primi anni Cinquanta, quando nella Torino in espansione del dopoguerra Rosa inizia il mestiere in casa con la madre, che le ha trasmesso la professione appena adolescente. Seguiamo le sue vicende e la sua caparbia evoluzione. Gli uomini incontrati, le cadute, la solitudine rotta dai pochi amici e dai clienti che l’hanno accompagnata. La storia di Rosa, minuscola eppure incredibile, ispirata a figure e ambienti reali, si mischia con la storia del Novecento fino ad arrivare ai giorni nostri, insieme alla necessità spietata di trovare una difficile pace.

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