Il più grande uomo scimmia del pleistocene

di Roy Lewis


Una lettura rapida e leggera, che intrattiene col suo tono farsesco: Ernest, un giovane uomo-scimmia, ci racconta la storia di suo padre Oswald, pioniere e inventore, totalmente immerso nella fissazione di portare i futuri ominidi della sua orda, dalla recente discesa dagli alberi dritti dritti nel paleolitico. Oswald è completamente fuori dal tempo e questo lo fa apparire ai suoi contemporanei anche fuori di testa, ma… cos’è la magia se non scienza di cui non si è ancora scoperto il meccanismo? Di qui lo spasso che deriva dal seguire i suoi deliri che lo fanno apparire un uomo moderno proiettato per errore all’età della pietra. È letteralmente ossessionato dal fuoco, dalla genetica, dall’esatta datazione dell’era geologica in cui si trova a vivere e il contrasto fra lui e i fratelli altrettanto originali, uno tradizionalista convinto e l’altro esploratore, rende il tutto molto divertente. Il finale, che non sto qui a rivelare, è del tutto soddisfacente. Mi ha stupito quanto quest’opera sia longeva: il libro, che dal 1960 ha cambiato più di un titolo, ha avuto anche una trasposizione cinematografica a cartoni animati nel 2015. Nel complesso un must-read per chi ama una visione irriverente della seriosa scienza antropologica.


“Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni. Detto così alla buona, è il racconto comico della scoperta e dell’uso, da parte di una famiglia di uomini estremamente primitivi, di alcune delle cose più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il fuoco, la lancia, il matrimonio e così via. È anche un modo di ricordarci che i problemi del progresso non sono cominciati con l’era atomica, ma con l’esigenza di cucinare senza essere cucinati e di mangiare senza essere mangiati.” (Dalla presentazione di Terry Pratchett)

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