La regina degli scacchi

di Walter Tevis

Un quesito annoso: meglio il libro o la serie TV? Walter Tevis è anche l’autore de Lo spaccone, de Il colore dei soldi e de L’uomo che cadde sulla terra. In pratica solo due dei suoi libri non sono stati trasposti in film e uno è pure una raccolta di racconti. Qui la faccenda si fa dura. Premetto che ho visto prima la serie e solo dopo ho letto il libro.

La storia è semplice, una parabola di rinascita e redenzione da umile orfanella a campionessa, in un mondo, quello degli scacchi, che per millenni non aveva fatto distinzione di genere per diventare nell’Ottocento una questione prettamente maschile. Più di un campione e anche alcuni scienziati si sono pronunciati negli anni su ciò che mancherebbe alla donna per poter primeggiare negli scacchi. Tevis, discreto scacchista, vuole stravolgere questo dogma e lo fa con una protagonista potentissima. La piccola Beth Harmon, fragile e bruttina, sfortunata come poche, ha un’arma dalla sua, il cervello, e un recinto protetto in cui utilizzarlo per elargire bastonate e umiliazioni a chiunque. La prosa è semplice come la storia, lineare e senza guizzi, personalmente non mi ha lasciato molto, condizionato com’ero dalla protagonista della serie. Affatto bruttina, la giovane attrice giganteggia sulla scena col suo sguardo freddo e magnetico, contornata di comprimari di grande bravura. La serie segue il libro passo passo, con poche insignificanti variazioni. Un’ottima produzione, confezionata con cura nella sceneggiatura, nelle ambientazioni, nel casting. Non riesco a vederci un punto debole, tanto che… mi dispiace, perché io in fondo parteggio per la carta, ma per me vince la serie, con un ottimo corredo di ambientazioni e dettagli che dal libro non emergono altrettanto vividi e forti. E poi la Beth Harmon cinematografica spacca. A star is born…


La quarta: finita in orfanotrofio all’età di otto anni, Beth Harmon sembra destinata a una vita grigia come le sottane che è costretta a indossare. Ma scopre presto due vie di fuga: le pillole verdi, distribuite a lei e alle altre ragazzine dell’orfanotrofio, e gli scacchi. Il suo talento prodigioso è subito lampante; una nuova famiglia e tornei sempre più glamour e avvincenti le permettono di intravedere una nuova vita. Se solo riuscisse a resistere alla tentazione di autodistruggersi… Perdere, vincere, cedere, resistere: imparare, grazie al gioco più solitario che ci sia, a chiedere aiuto, e a lasciarselo dare.

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