Norwegian wood (o Tokyo Blues)

di Haruki Murakami


Dopo esperienze alterne con la scrittura di Murakami ho cominciato ‘Norwegian Wood‘ consigliato da un’amica. Come ho letto in una recensione, più che una lettura è un’esperienza: la scrittura di Murakami è semplice, quasi dimessa, eppure capace di trasmettere fino in fondo le emozioni dei personaggi, pur senza alcun lirismo, quasi senza aggettivi caratterizzanti. Il mondo che ci dipinge è piuttosto triste. La crisi d’identità che coinvolge il giovane Toru Watanabe si riflette sul suo mondo. Gli unici riferimenti culturali al Giappone sono i luoghi e il cibo, mentre ogni citazione artistica è rivolta al mondo occidentale, preferenza forse del protagonista, forse dell’Autore, ma lascia l’impressione di un grande vuoto di riferimenti originalmente orientali. In questa crisi di valori i personaggi sono persi, si interrogano sul senso della vita e talora la risposta provoca un disagio così acuto da condurli a scelte estreme. Una storia triste e malinconica, non piacevole alla fine, ma che tiene legati alla scrittura scarna quanto potente di Murakami.


Uno dei piú clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro piú intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull’adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli «altri» per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un’istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.

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