Il grande Racconto di Modigliani

Uscito il 30 giugno 2020 nella collana Artistica per ‘Edizioni della Sera’, Il grande racconto di Modigliani è la terza uscita della collana curata da Monia Rota. Ancora una volta si celebra la morte del grande pittore livornese, avvenuta a Parigi il 24 gennaio 1920.

Dalla seconda di copertina:

Il grande racconto di Modigliani, nel centenario della sua morte, raccoglie la sfida di ‘Modì’ con una narrazione collettiva che esalta quell’anima che l’artista non ha mai smesso di cercare.

Disponibile su: IBS, laFeltrinelli, Libraccio, Hoepli, Edizioni della sera e più o meno qualunque libreria fisica o in rete.


Per questa antologia ho avuto l’immensa fortuna di scegliere Nudo rosso, (olio su tela 92 x 60 cm) dipinto fra il 1917 e il 1918, giustamente considerato, per la scelta dei colori e il sottile erotismo che trasuda, uno dei migliori quadri dell’artista Livornese. Non per nulla è recentemente passato di mano come il secondo quadro più costoso della storia. Probabilmente prenderà la via dell’Asia.

Definito “un’offesa alla pubblica decenza”, appena esposto da Berthe Weill alla prima personale parigina di Modigliani, questo nudo è ritirato in fretta, accompagnato dall’indignazione generale. Oggi è di proprietà del magnate cinese Liu Yiquian che se l’è aggiudicato in meno di dieci minuti in un’asta Christie’s a New York, per 170.405.000 dollari. La tela, una delle più rappresentate di Modì, ritrae la compagna, Jeanne Hébuterne, del tutto nuda, occhi e capelli neri, abbandonata su un divano rosso con i cuscini blu, le braccia alzate a lasciare intravvedere la peluria delle ascelle, il pube in vista. Il corpo, carico di sensualità malinconica, irrompe sulla superficie morbida come a voler uscire con forza dalla tela. La linea, cifra inconfondibile del pittore, segue i contorni allungati, segna il confine fra luce e ombra, scandisce spazi e volumi, per affondare tra le tonalità del rosso e dell’ocra, tra il nero e l’azzurro, mentre l’ambiente intorno è ridotto quasi a un abbozzo. La donna qui diventa simbolo universale della sensualità femminile moderna, tempio di armonia e bellezza. (dalla postfazione al racconto)

Il mio racconto: “Nu couché”

Per descrivere la Mont Martre degli anni ’20, questa volta ho scelto un punto di vista assai classico: quello di un poliziotto del locale commissariato di polizia. Attraverso i suoi occhi siamo spettatori degli ultimi giorni di Modì e della sua Jeanne, morta suicida pochi giorni dopo la morte dell’amato, mentre il protagonista insegue un misterioso italiano che si aggira per Parigi con lo scopo di fare incetta dei dipinti di Modì. Ho cercato di introdurre un sapore d’epoca, attribuendo al protagonista un’aria fra Poirot e Maigret, anche se il commissario Descaves è un personaggio realmente esistito. Me ne scusino gli eredi.

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