Punizione Divina

di Paola Chiozza


Qualcuno potrebbe pensare che un libro come ‘Punizione divina’ sia lontano dai miei gusti e questo qualcuno avrebbe teoricamente ragione. Rosa, chicklit, romantico sono generalmente parolacce nel mio vocabolario, ma l’ostacolo iniziale è superato dal fatto che Paola Chiozza nasce come me, da WattPad, ed è una delle prime persone (leggi scrittori di talento) che vi ho conosciuto.
Ma veniamo al libro: altro che rosa, macché chicklit… è divertente! L’ho letto con gusto, trainato in un mondo che non è certo il mio dalla bella prosa di Paola, dalla sua grande facilità nel narrare e nel portarti con sé come il celebre pifferaio. Giuditta Moretti è un personaggio scolpito in tre dimensioni, forte nelle sue mille debolezze, a cui ci si affeziona e che rimane. Assurda, cervellotica, fashion-maniaca, gaffeur da Guinness, a tratti ricorda l’allieva della Gazzola o la ghostwriter della Basso, ma è differente da entrambe. Ha una sua personalità, appunto. In tristi recensioni amazoniane c’è chi ha tacciato questo libro di abuso di luoghi comuni, di assurdità, di ricerca della battuta facile e trash, ma spiace dir loro che non hanno capito un piffero: ‘Punizione divina’ non è un romance mieloso, è una commedia ironica, a tratti più inglese e in altri più grassa, all’italiana, che schiaffeggia con lingua affilata le idiosincrasie di uomini e donne e ci riesce bene, perché diverte. Le amanti di fremiti e palpiti cerchino altrove, con Paola non si sospira, si ride. Il finale chiude l’arco narrativo, ma è aperto alla serializzazione e lascia sperare che Giuditta Moretti ritorni in nuove esilaranti disavventure.


Cosa c’è di meglio di un paio di Jimmy Choo? Niente, almeno secondo Giuditta Moretti. Sa bene che non dovrebbe spendere tutti quei soldi, non con il tirocinio a New York alle porte. Ma nemmeno il santino di Giorgio Armani e l’apparizione mistica di Donatella Versace riescono a tenerla a bada. Ha ceduto alla tentazione, e ora può solo sperare che il karma non le si rivolti contro… Speranza vana, ovviamente. Perché un errore di smistamento digitale (o punizione divina) ha dirottato il suo tirocinio. Non più un’esperienza di classe in un’importante agenzia finanziaria di Manhattan, ma un incubo in un inutile ranch sull’orlo del fallimento nel Montana. Cavalli (non lo stilista Roberto, purtroppo), tori, mucche e puzza di cacca. E Scott Sullivan, muscoloso e sexy cowboy amante dei rodei, arrogante, sporcaccione e pieno di sè. Un rubacuori da strapazzo che le ragazze di Whitefish venerano neanche fosse una divinità. Tra figuracce imbarazzanti e cortocircuiti ormonali, riuscirà Giuditta a uscirne viva, terminare il tirocinio e laurearsi con il massimo dei voti?

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4 pensieri riguardo “Punizione Divina

  1. Ho cominciato a leggerlo con sospetto. Ho odiato Giuditta a colpo. Ma… mi aveva comunque incuriosita. Ho continuato. Ho continuato… ridendo. Sì, io l’ho trovato divertente e sono contenta che si sia fatto largo. Ero prevenuta, ma infine ha avuto la meglio un libro sorridente e brioso.

    1. Mi stupisce il sospetto, ma forse mi manca la chiave di lettura femminile, come dice Mau Trifiba. A me Giuditta è sembrata da subito uno sgangherato caso umano.

  2. Senza aver letto il libro, la tua interpretazione della chiave di lettura mi attira…ma…sarei curiosa di sapere se questa sia la chiave di lettura della scrittrice…magari pensava sul serio ad un romanzo rosa??

    1. Ti assicuro che non è così. Se la cerchi in Facebook, scoprirai che ha condiviso la mia recensione nel suo profilo. Più approvata di così…

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