L’età dell’oro

di John C. Wright


Questo libro mi è stato consigliato da un amico. Stranamente era sfuggito alla enciclopedica libreria di mio padre, da cui ho tratto quasi tutta la fantascienza che ho letto.

Un libro decisamente impegnativo. Entrare nel mondo dell’età dell’oro richiede un atto di fede piuttosto rilevante. La sensazione di non capirci nulla accompagna il lettore per molte pagine.

Quando finalmente si entra nel sistema solare immaginato da John C. Wright (una bella iniziale fa sempre la differenza) si capisce quale enorme sforzo abbia richiesto il suo ‘world building’ e ci si incomincia ad appassionare al mistero che angustia il protagonista Pheaton della casa di Radamantus.

Un po’ di amaro in bocca. Non che la fine non sia bella. La sensazione che ti rimane è che lo sforzo fatto per seguire la vicenda, farcita di mille termini deliranti che l’Autore non si sogna neanche di lontano di spiegare, non sia adeguatamente ripagata con il premiuccio che ogni lettore si aspetta alla fine.

Lo consiglierei? Sì, agli appassionati di fantascienza più ardimentosi.


In un futuro lontanissimo, il sistema solare è diventato una società interplanetaria, governata da esseri umani immortali. Pheaton, della casata dei Radamanthus, sta partecipando a un grandioso party organizzato dalla sua famiglia per celebrare i mille anni della Suprema Trascendenza, quando si imbatte in due personaggi che sembrano conoscerlo. Uno di questi gli rivela che la sua memoria è stata rimossa dal cervello e archiviata in qualche remota località dell’universo, proprio da quel governo che Pheaton ha sempre ritenuto giusto e infallibile. Una rivelazione che mette in crisi tutto il suo sistema di valori e che lo spingerà a compiere un viaggio attraverso l’universo alla ricerca di se stesso.

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