Cronache di Mondo9

di Dario Tonani


Chiusa l’ultima pagina di Cronache di Mondo9 ho una certezza: il mondo creato da Dario Tonani mi resterà dentro, alla stregua di Tatooine, Arrakis, Trantor, solo per citarne alcuni. Questo non è poco.

Leggere l’intero ciclo è stata un’esperienza particolare: dopo aver letto Naila di Mondo9 avevo espresso la mia insoddisfazione per un libro ben scritto, avvincente, ma che mancava, per il mio palato di divoratore di fantascienza, di un consistente world-building. Il destino ha voluto che io abbia dovuto rendere conto delle mie temerarie affermazioni con l’Autore medesimo. Per inciso, Dario Tonani è una persona squisita, gentile e di grande educazione, prova ne sia che non mi ci ha mandato. Mi ha invece invitato a scrivere una recensione delle Cronache, evidentemente certo dei suoi mezzi.

Cronache di Mondo9 è un’antologia di racconti, in qualche modo slegati ma tenuti insieme da interludi che permettono di ben passare da un capitolo all’altro. La scrittura è sempre potente e immaginifica e tiene incollati alla pagina. Quel che le Cronache mi hanno dato in più rispetto a Naila è esattamente quel che cercavo: ora so, per averli visti con gli occhi della mente, cosa sono gli pneumosnodi, gli interni, i mechardionici. In questo modo la mia curiosità è soddisfatta e posso meglio apprezzare l’opera nella sua interezza.

Mondo9 è il vero protagonista del ciclo. Un luogo crudele, impietoso, caratterizzato da una biologia folle ma coerente in cui la vita si mescola col metallo vivente con effetti del tutto deleteri per entrambi. I personaggi, umani, non umani, non più umani, vanno e vengono e non incidono più di tanto, ma questo non è un difetto. Il vero protagonista non è una persona, è il mondo stesso. I comprimari non sono Naila o Garrasco o i vari mechardionici. Sono le navi: la Robredo, l’Afritania, la Bastian e la temibile Miserable, letale rapace volante. Sono enormi ammassi di metallo, ingranaggi e ruote titaniche che solcano i deserti di Mondo9 spinte da un proprio cuore, animate da una volontà propria che a volte asseconda, a volte contrasta la volontà del capitano. Gli interni, anime dannate nel ventre delle navi, un tempo erano uomini, così come i mechardionici, consumati dal morbo che tutto pervade fino a trasformarli in gusci vuoti d’ottone, costretti a strappare cuori e riporli in un’apposito vano per conservare l’anima. Per chi ancora detiene in tutto o in parte la propria umanità, Mondo9 è un posto orrendo, ostile, crudele, in cui l’unica misura è la sofferenza, l’unico modo di vivere è accontentarsi di scarti e acqua marcia. Le vicende sono coerentemente determinate dall’ambiente in cui si svolgono, gli stessi valori e desideri dei personaggi ne discendono direttamente. Si lotta per la vita, per mantenere l’umanità in un mondo che non è certo fatto per ospitarla.

Se un difetto si può trovare all’opera, è la mancanza di contrappunto: su Mondo9 non esiste requie, non c’è una taverna, un rifugio, un luogo tranquillo in cui un personaggio si possa ritirare a leccarsi le ferite. Al dolore segue altra sofferenza in un crescendo continuo che non lascia mai respiro. Ma anche questo è coerente col mondo creato che contrasta con tutte le sue forze la presenza dell’uomo. La sfrutta, la incorpora nella sua fantabiologia, ma non prevede che abbia gioia o piacere, mai.

Nel complesso è un ciclo da leggere e da gustare in tutte le sfumature di aspro, di sanguigno e di metallico che lo caratterizzano, possibilmente nell’ordine in cui è stato pubblicato. Trovo infatti che la lettura di Cronache di Mondo9 sia propedeutica a quella di Naila di Mondo9, in quanto permette di apprezzare i fatti che avvengono conoscendo per bene le regole che li determinano. Affrontato nel corretto ordine è senz’altro uno dei migliori prodotti della fantascienza italiana degli ultimi decenni e non è del tutto escluso che, reading list permettendo, mi ritroverò ad affrontare di nuovo Naila per capire tutto quello che mi sono perso nella prima lettura.


È un pianeta desertico, letale, una sconfinata distesa di sabbie velenose. Nel corso dell’evoluzione i suoi abitanti si sono applicati a una sola arte, la meccanica, rendendolo il regno delle macchine, del metallo e della ruggine. Eppure Mondo9 vive su una fiorente attività di commerci: titanici veicoli a ruote, grandi come bastimenti e governati da decine di uomini, solcano i deserti tra una città e l’altra. Perché c’è una guerra in corso: macchine contro macchine, metallo contro metallo. E mille pericoli attendono le loro prede acquattati sotto le dune: un misterioso morbo che trasforma la carne in ottone, fiori giganteschi che si nutrono di ruggine… Per la prima volta in un solo volume, il romanzo originario Mondo9 e quello nuovo, Mechardionica, inedito in edizione cartacea. Con tutti i tasselli mancanti a completare uno dei cicli più avventurosi della fantascienza internazionale.

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